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Liu Bolin The Invisible Man!

25 ottobre 2010

NEWS OF THE WEEK

Noto e apprezzato in tutto il mondo, dall’Asia all’America, all’Europa, Liu Bolin ha debuttato nello stivale nel 2008, con la mostra Hide and Seek curata da Francesca Tarocco alla galleria Boxart di Verona.
Il suo ritorno in Italia ha coinciso con una nuova produzione di 7 scatti, mai esposti al pubblico, aggiuntisi ai 6 precedenti realizzati nel nostro paese.
Questo dunque il nucleo centrale della rassegna, suggerito dal titolo Hiding in Italy,che riprende quello dell’intero work in progress fotografico Hiding in the city, cui è maggiormente legata la fama dell’artista.
Innegabile infatti l’intensità delle performance mimetiche della durata di svariate oreperpetrate da Liu Bolin a partire dal 2006, quando scaturì il desiderio di testimoniare lo smantellamento del Suojia Village da parte delle autorità di Pechino finalizzato a disperdere la colonia di artisti che lo abitava.
Da allora le performance di Liu Bolin mescolano fotografia, pittura, happening e body art permettendo all’artista-camaleonte di fondersi coi mattoni di muri semi demoliti, slogan olimpici o ideogrammi di propaganda politica, fino ad identificarsi con l’emanazione vivente dell’ex Timoniere Mao Tse Tung, la cui gigantografia campeggia ancora in piazza Tien An Men.


Dal 2006 l’indagine di Liu Bolin non si è mai arrestata, toccando vari temi universali, quali il rapporto tra uomo-natura, tra pensiero e potere, fino all’antinomia tra conservazione e distruzione del passato che contrappone Italia e Cina.



Per questo i luoghi simbolo della cultura italica, il Teatro Alla Scala o il Duomo di Milano, così come L’Arena di Verona, Palazzo Ducale, Piazza San Marco a Venezia sono stati scelti per far da quinta teatrale all’artista in divisa maoista. Un’identità negata, ambigua, ma anche fortemente affermata si cela dietro ogni autoritratto, evanescente e impossibile da ignorare nel contempo.
Ad accomunare le immagini concepite nella Repubblica Popolare a quelle italiane, la tecnica esecutiva: Liu Bolin ha girato per i due capoluoghi del nord-Italia con una troupe composta da un’interprete, un fotografo, un artista suo coetaneo, Andrea Facco, e una restauratrice esperta in trompe l’oeil, esecutori materiali del body painting sul suo corpo.
La società di produzione indipendente Mazen ha seguito Liu Bolin negli istanti cruciali del lavoro, realizzando un video-documentario commentato dalla voce stessa dell’artista.
La rassegna offre la possibilità di ricostruire il percorso finora svolto da Liu Bolin, mostrando in tutto una ventina tra le opere più significative della serie Hiding in the city, realizzate nel suo paese natale e nel resto del mondo tra il 2006 e il 2010, oltre agli inediti che hanno come soggetto l’Italia, e in particolare Verona, Milano e Venezia.


Mentre la minaccia dello sprofondamento di quest’ultima assurge a simbolo del surriscaldamento globale, la città di Milano è per l’artista la capitale del made in Italy, sia culturale che produttivo, gemellata idealmente con il polo commerciale di Shanghai, grazie all’appuntamento dell’Expo che nel 2015 passerà dalla Cina al capoluogo ambrosiano.

La Fondazione Forma per la Fotografia di Milano presenta 21 ottobre al 14 novembre 2010 il nuovo progetto al pubblico italiano e straniero.
Conclusasi l’apertura milanese, il lavoro di Liu Bolin farà nuovamente tappa a Verona,presso la galleria Boxart, dove per altre tre settimane sarà possibile assistere dal 16 novembre al 4 dicembre 2010 alla degna conclusione di un lavoro pluriennale.

PICTURIN/Torino Mural Art Festival

19 ottobre 2010

NEWS OF THE WEEK

“Torino 2010: Capitale Europea dei Giovani” propone per l’autunno 2010 l’evento internazionale di arte murale PICTURIN FESTIVAL, che contribuirà alla riqualificazione di alcune aree della città portando decine di artisti nazionali e internazionali [Aryz, Dome, Grito, Morcky, Nychos, Roa, Sague, Sat, Spok, Zedz, Xtrm] a confrontarsi con le esperienze locali.
Il festival sarà un luogo per ritrovarsi e dare espressione alla propria creatività e dove, allo stesso tempo, il pubblico avrà l’opportunità di avvicinarsi all’arte del muralismo contemporaneo e ai suoi significati più profondi.
La città, dal centro alle periferie, verrà travolta da un’onda di colore e immagini su una decina di pareti cieche e altri spazi cittadini, per un totale di oltre 3.500 mq di superfici murali dipinte.

 

PICTURIN FESTIVAL comprenderà una serie di iniziative legate al mondo dell’arte urbana e delle culture underground: vi saranno svariati happening (mostre, conferenze, serate musicali, ecc…) a carattere artistico, che attingeranno dal vivace e attivo movimento culturale torinese per creare momenti di relax e aggregazione tra artisti e fruitori del festival.
Torino rappresenta ora un punto di riferimento per la cultura, l’arte e la creatività. É come se la tradizione imprenditoriale e industriale che ha caratterizzato la città nella sua natura più profonda abbia ritrovato ulteriore linfa vitale attraverso il continuo e costante impegno a sperimentare e condividere nuove esperienze e progettualità. Un’apertura alla novità e al confronto sempre riconfermata.


L’evento è finanziato dal Ministro Della Gioventù e progettato e coordinato da: Murarte (progetto del Settore Politiche Giovanili), Fondazione Contrada Torino onlus e le associazioni per la creatività urbana (ACU) che operano sul territorio (“Artefatti”, “Il Cerchio E Le Gocce” e “Style Orange”) in collaborazione con l’Osservatorio internazionale sulla creatività urbana “INWARD” (International Network on Writing Art Research and Development).

Links Utili: PICTURIN 2010

Antilogia di Marco Fantini

12 ottobre 2010

NEWS OF THE WEEK

Venerdì 8 ottobre 2010 è stata inaugurata a Napoli, negli Ambulacri di Castel Sant’Elmo, la mostra personale di Marco Fantini dal titolo Antilogia.
Pittore, scultore, fotografo e recentemente anche regista, Marco Fantini presenta un nucleo selezionato di opere riunite sotto l’egemonia della frammentazione stilistica. La mostra, che nelle intenzioni dell’artista non vuole avere programmaticamente i tratti specifici di un’ antologica, raccoglie circa cinquanta opere che, selezionate e allestite in forma volutamente non cronologica, mirano a realizzare, negli spazi complessi del castello, l’equivalente visivo di un ossimoro.


In mostra ambigui Pulcinella di pietra, resina e ferro affiancati da quadri abitati da indefiniti feticci mnemonici. Stanze sbilenche, impossibili ed insieme naturalissime, fotografie di malati psichici contaminate dal disegno se non addirittura cancellate dal gesto corrosivo della pittura. Ed ancora: disegni allucinati come cortocircuiti visivi, animali fuori contesto, bambolotti cyber, numeri, lettere in forma di rebus.

Ma quello che all’apparenza potrebbe figurare come un semplice atto di sfida contro le norme ed i codici – sfida che traspare in ciascuno dei lavori, sotto forma di accoppiamenti linguistici e di intenzionali depistaggi – all’interno del castello sembra assumere i tratti veri e propri di un profondo atto di reverenza, un omaggio alla complessità spaziale del castello stesso.

“Fin dalla mia prima visita ho percepito – scrive Marco Fantini- che il vero protagonista di questa mostra sarebbe stato il castello. L’idea di concepire delle opere ad hoc mi è apparsa ben presto una chimera… il castello avrebbe difeso a pugni stretti la sua fondamentale ragione d’essere: proteggere la città dagli assalti dello straniero….”
Marco Fantini entra quindi nelle sale della Roccaforte con atteggiamento rispettoso e curioso e le opere, “seppur sottoposte alla preponderanza espressiva delle ampie volte in pietra, si offrono allo spettatore come possibili via di fuga, “trabocchetti evasivi” – per usare le parole dell’artista – atti a marginare il consolidarsi di quella, che in una famosa quanto divertita intervista, Duchamp definì come “ un’inutile adorazione dell’arte oggi”.

Tra le opere indedite, realizzate appositamente per la mostra, il polittico su ruote “Stop-Motion”, composto da sei grandi lastre di alluminio dipinto, il monumentale “Plateau Royale””, tela lunga sei metri ed alta quattro e “Bubbles”, il secondo video realizzato dall’artista sulla scia di “T”, la videoanimazione già esposta al Songzhuang Art Museum di Pechino e in questa sede commentata da un testo critico di Stephen Danzig.

Marco Fanmtini in mostra a Castel Sant’Elmo di Napoli fino all’8 Novembre 2010!

The Unexpected World of Ma Liang!

4 ottobre 2010

NEWS OF THE WEEK

The Unexpected World, questo il titolo della mostra a cura di Silvia Cirelli che verrà inaugurata sabato 23 ottobre alle ore 19, avvalora ancora una volta l’attenzione di CO2 verso l’arte contemporanea orientale e i suoi continui e stimolanti sviluppi, proprio in concomitanza dell’ottava Biennale di Shanghai che inaugurerà lo stesso giorno e alla quale Ma Liang è stato invitato a partecipare.


Fotografo e grande amante delle arti performative, Ma Liang si conferma uno degli artisti più interessanti del panorama culturale cinese, sempre pronto verso nuove e differenti ricerche sperimentali, come dimostrano le varietà di linguaggi e di codici espressivi presenti nei suoi lavori.
Per questa seconda personale si è dunque deciso di mettere in mostra una panoramica più vasta delle opere di questo artista di eccezionale talento. L’intero percorso si sviluppa infatti non solo sulle sue serie più oniriche e utopistiche come Little Flagman, racconto di un ingenuo aviatore che aspetta l’incanto di un’illusione, o Portrait of Mephisto, l’interpretazione in chiave contemporanea di un Mefisto che insegue il potere e la magia della creazione, ma si è voluto presentare anche un Ma Liang senza colori.

Leaves of Grass e Second Hand Tang Poem sono infatti una raccolta di suggestive fotografie in bianco e nero dove il magnetismo della memoria e le polveri dei ricordi fanno da padroni. A differenza delle sue serie dagli accesi colori fiabeggianti, questi scatti tradiscono un’insolita impronta classica che rievoca con particolare discrezione la pittura tradizionale cinese. L’ombra di “antichi pennelli” è specialmente percepibile in Second Hand Tang Poem, in cui le vedute di lontane e malinconiche colline sembrano accompagnare i versi di Li Shangyin, poeta della dinastia Tang (800 ca) che più volte Ma Liang cita come ispiratore di questi lavori.


Anche se queste serie richiamano profumi antichi non si possono però non cogliere quelle tracce di un Ma Liang sempre pungente e caustico, ed ecco colline costruite su agglomerati di vasi e ceramiche tradizionali abbandonate, solitarie isole che nascondo volti umani e curiosi esploratori seguiti da inanimati amici.
A chiudere la mostra lo straordinario trittico Journey to the West, emblema dell’incredibile poetica dell’artista: plateale, enfatica e carica di un forte potere illusorio. Una città immaginaria dalle luci soffuse dove convivono volatili con l’elmetto che fanno da guardia ad un tempio, ricci in veste di monaci ed un osservatore nascosto, forse burattinaio del villaggio.

Links Utili: CO2 Gallery Ma Liang

ROBERT MAPPLETHORPE

12 luglio 2010

NEWS OF THE WEEK

Influenzato dall’amico John McEndry, curatore della sezione grafica di stampa e fotografia del Metropolitan Museum of Art di New York, Robert Mapplethorpe comincia ad interessarsi a questa arte ed a collezionare vecchie fotografie. Nel 1972 inizia a scattare le sue prime fotografie con una Polaroid, mezzo che gli consente di creare un rapporto più intimo e diretto con i soggetti e le scene rappresentate.

Le immagini catturano atti di un tempo come bloccato, fissato, in cui i soggetti non vengono costretti in posa ma incoraggiati ad incontrarsi con l’obiettivo della macchina con estrema familiarità. I primi scatti sono autoritratti e ritratti dell’artista amica Patti Smith, con la quale si era trasferito a vivere all’interno dell’oggi leggendario Chelsea Hotel di Manhattan. Seguono poi scatti di amici e conoscenti: artisti, compositori, attori pornografici ed omosessuali, che suscitano scalpore, tradendo lo sguardo libero con cui l’artista tematizza erotismo e omosessualità.

Il grande e trasgressivo fotografo americano è riuscito a creare soprattutto negli ultimi 15 anni della sua vita, un mondo di persone e oggetti che esprimono la sua costante ricerca della Bellezza. Il suo rigoroso bianco e nero identifica forme che si collocano nello spazio con un’eccezionale naturalezza. Il corpo nudo maschile è il pretesto per una ricognizione sulla forma, sulle sue infinite possibilità. La fotografia molto morbida sembra accarezzare la pelle dei modelli creando degli esempi di perfezione. Lo stesso contrasto tra il bianco e nero si arricchisce delle tonalità di grigi che rende la superficie dei soggetti quasi tattile.

In questa prospettiva si apre una visione di grande semplicità e chiarezza. Il senso della vita è la Forma. Tutto può essere riassorbito in questa, perché è la sola strada verso la Bellezza.

Link Utili: Robert Mapplethorpe

Faith 47 e la sua Vuvuzela spary

29 giugno 2010

* NEWE OF THE WEEK *

FAITH 47 è sudafricana. Disegna e dipinge il suo mondo, un modo per  affermare se stessa attraverso immagini e parole. La sua tela è diversa, diversa da tutte le altre, la sua tela è il mondo, i suoi lavori trovano spazio  in qualsiasi luogo si trovi.

 E ‘ potente nella sua sottigliezza e splendidamente schietta, dolce ed aspra . Le sue parole sono immagini poetiche , mai senza significato, una sorta di invito costante alla riflessione.

Faith 47 racconta di se e del suo rapporto con la sua terra il Sud Africa, dell’amore per essa dell’odio per il suo patriottismo, per l’inutilità dei confini geografici che evidentemente non collimano con quelli naturali.

Consapevole della natura fondata sul concetto di Bene .vs. Male Faith 47 cerca di catturare, di rapire, di tenere per se per poi elaborare e condividere il meglio che il mondo è in grado di offrirle.

Gas e pigmento racchiuso in una lattina è il meglio che il mondo possa ver creato per faith 47, il miglior modo per lasciarsi andare e raccontare la complessità del mondo, il Sud Africa ”  Respirare, pensare e agire; la gente qui è dura come chiodi , come ninja, con un cuore grande. Il divario di classe è così forte che ci sono molte tasche vuote . Un uomo affamato è un uomo arrabbiato , quindi c’è molta violenza. Ho messo tutto questo nel mio lavoro , le questioni che ho, i sentimenti che ho. E ‘una parte del processo di respirazione.”

Condividere il respiro, il pensiero e l’azione è il punto di forza di Faith 47, noi tutti siamo influenzati reciprocamnete, ogni conversazione, monologo, espressione di se colpisce un’altra persona, questa è l’essenza della umanità e senza dubbio abbiamo bisogno di prendere parte a questo processo.